Torna il vincolo di bilancio

di Giampaolo Galli, Inpiù, 29 luglio 2021

Ma le riforme di fisco, ammortizzatori e pensioni rischiano di aumentare la spesa in deficit

Qualcuno forse pensava che il vincolo di bilancio, l’ossessione dei politici di ogni colore, fosse scomparso. Forse perché pensava che, quando il debito è al 160% del pil, punto più punto meno faccia poca differenza. O forse perché pensava che Draghi potesse fare il miracolo di convincere i mercati che tutti i debiti sono buoni. Ovviamente non è così ed è toccato al ministro dell’Economia Franco di ricordarlo. Lo ha fatto col suo personale tono di basso profilo, ma la sua voce la si è sentita forte e chiara a proposito delle tre riforme che, con tutta evidenza, stanno più a cuore alla politica. La riforma fiscale innanzitutto, tema su cui tutti i partiti si sono esercitati a inventare sgravi in deficit. Ma per Franco, “per l’alleggerimento del prelievo non possiamo mettere a rischio la tenuta dei conti” e ha aggiunto “in particolare in questa fase”. Il che vuol dire che, con il debito al 160%, il vincolo di bilancio morde più del solito, non meno.

L’altra grande riforma che tanti aspettavano, quella degli ammortizzatori sociali, è stata rinviata alla legge di bilancio il che ha scontentato il Ministro del Lavoro, e, soprattutto, Landini che ha reiterato la sua richiesta di tenere bloccati i licenziamenti, ancora non si sa per quanto. La riforma degli ammortizzatori è per costruzione una riforma che richiede risorse aggiuntive, perché ciò che si vuole è l’estensione a tutti i settori e dimensioni aziendali di Cassa Integrazione e/o sussidi di disoccupazione; anzi per molti, la riforma deve andare oltre il tradizionale perimetro del lavoro dipendente per proteggere i lavoratori autonomi e persino i lavoratori in nero. Il problema è che i settori finora non coperti non hanno nessuna intenzione di accettare aumenti della contribuzione, il che significa che i soldi ce li deve mettere lo Stato. L’altro problema è che per aziende molto piccole (meno di 5 dipendenti) e per i lavoratori autonomi il problema dell’azzardo morale è quasi senza soluzione, il che rischia di produrre una lievitazione eccessiva dei costi.

La terza riforma è quella delle pensioni, dove occorre superare quota 100; il tema è esplosivo per una parte della maggioranza e anche questo è rinviato alla legge di bilancio. Grandi spese si giustificano quando si tratta di dare un sostegno – temporaneo – a persone e imprese messe in ginocchio dalla pandemia. Poi, almeno per la spesa corrente, si torna alla normalità, anche perché è forse bene aver presente che, malgrado Draghi, i mercati non ci considerano più affidabili della Grecia. Al nostro orgoglio nazionale fa male ricordarlo, ma il fatto è che il nostro spread rimane il più elevato dell’Eurozona, poco sopra i 100 punti base, lo stesso livello di quello greco.

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