Giampaolo Galli commenta la legge di Stabilità su Zapping duepuntozero – Radio1 – 17/10/2013

Giampaolo Galli è intervenuto ieri nel programma radiofonico Zapping duepuntozero per commentare la legge di Stabilità varata dal Consiglio dei ministri dello scorso 15 ottobre.

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“I nostalgici della frustata del Cav” – L’analisi di Giampaolo Galli su l’Unità – 17/10/2013

La legge di stabilità approvata ieri dal Consiglio dei Ministri delinea un orientamento abbastanza chiaro della politica economica per i prossimi tre anni. Il cuore della manovra è rappresentato da riduzioni graduali di spesa pubblica, in modo da consentire un alleggerimento della pressione fiscale su imprese e lavoro. L’obiettivo coincide nella direzione, se non nelle quantità, con le richieste che erano state formulate dalle parti sociali nel Patto di Genova dello scorso settembre, nonché con le raccomandazioni dell’Unione Europea e delle altre organizzazioni internazionali.

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“Via l’Imu, ma la Service tax è anche sugli immobili” Giampaolo Galli su Europa – 30/08/2013

Il governo Letta non morirà sull’Imu. Questa è la buona notizia, perché il Paese non può permettersi una crisi di governo. Le incognite rimangono, ma questa era la principale, per via delle promesse elettorali sconsiderate del Pdl e, in misura maggiore o minore, di tutti gli altri partiti.

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Galli: Le condizioni per la ripresa – L’Unità 25/05/2013

Il conflitto fra esigenze sociali crescenti e disponibilità di risorse pubbliche è una costante in tutti i paesi. In Italia si manifesta  con grande intensità da due decenni per via dell’alto debito pubblico ed è stato spesso all’origine di tensioni sociali e crisi di governo. Ma forse mai questo conflitto si è manifestato con tanta intensità come oggi per via della gravità della crisi e per un risultato elettorale che ha premiato i partiti che promettevano drastici tagli di tasse.

Qualcuno dice che ancora una volta stiamo andando a sbattere contro un muro ben segnalato. Stando alle dichiarazioni programmatiche, nelle prossime settimane occorrerebbe trovare le risorse quantomeno per superare l’IMU, per evitare l’aumento dell’IVA, per favorire la creazione di posti di lavoro per i giovani, per rilanciare le infrastrutture, per sostenere il credito alle PMI, per prorogare le agevolazioni per l’efficienza energetica e per le ristrutturazioni edilizie.  Si tratta di non meno di dieci miliardi in sei mesi, ossia venti miliardi in un anno. Una cifra davvero enorme, da far tremare le vene. A maggior ragione se tiene conto di come è stato reperito il miliardo di euro, solo un miliardo, per rifinanziare la cassa integrazione in deroga. Si è attinto a risorse utili per il lavoro e per il futuro, come la formazione permanente e i contratti di produttività, segno non di cattiva volontà ma del fatto che non era affatto facile fare di meglio.

La cifra del governo Letta, la sua stessa ragion sociale dipenderà da come eviterà di andare a sbattere contro il muro. Forse riuscirà tener fede all’impegno assunto nel discorso della fiducia: “la riduzione fiscale senza indebitamento sarà un obiettivo continuo e a tutto campo”. Se ciò avverrà il governo avrà una mission che potrà piacere o no, ma sarà delineata con estrema chiarezza e corrisponderà alle aspettative di gran parte dell’elettorato. Una mission molto ambiziosa che forse solo un governo straordinario con una ampia maggioranza può darsi.

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Anche la ragione sociale del Partito Democratico dipenderà da come si atteggerà di fronte a questa sfida del Paese, molto più che dal dibattito interno. Potrà accettare la sfida oppure atteggiarsi a difensore della spesa pubblica. Nel secondo caso, al PDL e, in parte, al M5S si schiuderanno vaste praterie per mietere consensi fra gli scontenti delle tasse. E gli esiti delle prossime elezioni, a cominciare dalle europee, saranno scontati.

Sotto il profilo politico, il punto chiave è che non vi alcun serio motivo per credere che il centro destra sia meno interessato del centro sinistra a difendere la spesa pubblica buona. Al di là delle chiacchiere da talk show, il centrodestra, se non altro per motivi di consenso, non è meno attento al welfare di quanto lo sia il centro sinistra. E il centrodestra sa bene, quanto lo sa il centro sinistra, che gli enti locali e le regioni sono in estremo affanno. Lo dimostra l’ostracismo in cui è caduto Giulio Tremonti all’interno del centro destra, in gran parte per via dei tagli che ha imposto ai suoi colleghi di governo.

Dunque, accettiamo la sfida. Cerchiamo di imporre al PDL di smettere di fare propaganda. Richiamiamolo ad un minimo di coerenza logica. Se tuona che bisogna ridurre questa o quella tassa, contribuisca con tutti noi a trovare le coperture. Si assuma con noi la responsabilità delle decisioni difficili. Forse si giungerà alla conclusione che, dopo i tagli degli anni scorsi, rimane ancora ben poco da tagliare. Questa è l’opinione di molte rispettabilissime persone, sia nel PD che nel PDL. Ma conta poco. Ciò che conta è che, se questa è la conclusione cui si deve arrivare, ad essa ci arrivino insieme tutti i partiti della maggioranza e, se possibile, l’opinione pubblica.  Altrimenti è a rischio il PD e, ancor più, é a rischio il governo.

Sappiamo che Berlusconi ha una straordinaria capacità di fare propaganda anche quando è al governo. Quante volte ha promesso di eliminare l’Irap o di dare la famosa frustata al cavallo dell’economia, salvo poi non farne nulla e addossare la colpa agli alleati o al Ministro dell’Economia. Riuscirà il PD ad ribaltare il tavolo e ad evitare di essere, per l’ennesima volta, la vittima  della campagna elettorale permanente di Berlusconi? Riusciremo ad evitare di essere quelli che impediscono al PDL di tagliare le tasse?

L’Unità 25 maggio 2013

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“Innanzitutto conti a posto, poi giù le tasse sul lavoro per rilanciare l’occupazione” – La Repubblica – 9/01/2013

La Repubblica

09.01.2013

“Innanzitutto conti a posto, poi giù le tasse sul lavoro per rilanciare l’occupazione”

Intervista a Giampaolo Galli di Roberto Pedrini

ROMA — Quello delle tasse è il nodo della campagna elettorale. Lei, dottor Galli, cosa ne pensa? In ballo ci sono Irpef, Imu, e la patata bollente della patrimoniale.

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“La prima cosa da fare è verificare con Bruxelles a che punto stanno i nostri conti”, risponde Giampaolo Galli, economista con un curriculum top che va dalla Bocconi al Mit di Franco Modigliani, passa per il servizio studi della Banca d’Italia e arriva alla direzione generale della Confindustria. Ora candidato al Parlamento nelle file del partito di Bersani.

“Ricordo- aggiunge Galli – che l’obiettivo su cui il governo Berlusconi si è impegnato, confermato da Monti, era di arrivare al pareggio di bilancio strutturale nel 2013. Dobbiamo verificare se stiamo meglio o peggio. Se stiamo meglio ci possiamo domandare come utilizzare le risorse”.

Dunque, prudenza con la riduzione delle tasse.

“Ripeto, dobbiamo verificare il bilancio. Poi dobbiamo stabilire le priorità, perché dobbiamo pensare anche a sanità, pensioni e servizi ai cittadini. Se si guarda agli aspetti fiscali abbiamo tante emergenze: la campagna elettorale si sta focalizzando sull’Imu ed è possibile che qualche cambiamento vada fatto. Ma c’è anche una emergenza lavoro: se si interviene sul cuneo fiscale, si migliora la competitività delle imprese, si aumenta la convenienza ad assumere e si migliora la busta paga dei lavoratori. Dunque il cuneo fiscale non è meno importante dell’Imu”.

Pensioni e articolo 18: ritoccare o lasciare così quello che ha fatto Monti?

“Nelle linee di fondo, al di là di singoli aspetti di dettaglio, non bisogna disfare quello che ha fatto il governo Monti. Se si facesse una operazione di questo tipo rischieremmo sul piano della credibilità internazionale e dei mercati finanziari”.

Dottor Galli, perché il Pd?

“Perché il Pd è un partito che ha dimostrato serietà, cioè non fa promesse elettorali che non possono essere mantenute.

Che altro l’ha convinta ad accettare la sfida?

“Il Pd è anche un partito che ha dentro di se potenzialità riformatrici, come fu per Schroeder in Germania, il che è necessario per riportare l’Italia alla crescita economica. Inoltre il Pd ha una grande attenzione ai problemi reali dell’economia”.

Curare l’industria italiana: quali sono le “sue” priorità?

“I temi da affrontare sono: uno, l’accesso al credito che va migliorato; due, il problema dei pagamenti della pubblica amministrazione; tre, il rilancio dell’internazionalizzazione delle imprese; quattro, ricerca e innovazione; cinque, la semplificazione amministrativa, su cui bisogna fare ancora moltissimo. Infine è essenziale costruire una prospettiva credibile di riduzione delle tasse “.

Come si trova un tecnico come lei nella campagna elettorale dove il suo alleato Vendola dice che i ricchi devono andare all’inferno.

“Non ho alcuna familiarità con le campagne elettorali e gli scontri politici: dovrò imparare. Se mi riesce, vorrei usare la mia esperienza per dare un contributo di serietà e concretezza. Quanto a Vendola, osservo che tutti i grandi partiti europei hanno al loro interno posizioni differenziate. Oskar Lafontaine era compagno di partito di Schroeder, l’uomo che ha fatto le grandi riforme per la crescita nella Germania dei primi anni 2000

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