Salvini non venda illusioni: i populisti del Nord e dell’Est sui bilanci pubblici sono più duri dell’attuale Commissione, di Giampaolo Galli, Inpiù, 7 maggio 2019

Qualche giorno fa lo ha detto chiaro e tondo in un’intervista a Repubblica Jörg Meuthen, leader di AFD, il partito dell’ultradestra tedesca alleato di Salvini alle elezioni europee: “Il rispetto delle regole di Maastricht è fondamentale”. Lo ha ripetuto, in un’intervista alla Stampa, con toni ancora più duri, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, espressione della destra sovranista di quel paese: “l’irresponsabilità di bilancio dell’Italia mette a rischio l’Europa”.

I populisti del Nord, e anche quelli dell’Est, in generale non amano affatto l’Ue e le sue regole, ma su una cosa sono intransigenti: vogliono che le regole sui bilanci pubblici siano applicate con molto rigore, molto di più di quanto non sia accaduto sinora, visto che, dal loro punto di vista, la Commissione di Juncker ha concesso troppa flessibilità a paesi come l’Italia. Non ha quindi alcun fondamento la tesi di Salvini, secondo cui dopo le elezioni europee ci sarà un nuovo mondo in cui si potrà fare tutto il deficit che si vuole, ad esempio per disinnescare le clausole di salvaguardia sull’Iva.

L’opposizione del Nord al lassismo di bilancio ha radici profonde nella storia di quei paesi e, soprattutto, trova fondamento in paure molto concrete del loro elettorato: la paura di essere costretti a mettere mano un’altra volta al portafoglio per aiutare paesi in difficoltà. In particolare, in Germania la gente ha dovuto mettere mano al portafoglio per aiutare i fratelli dei länder orientali, il che era comprensibile. Ma ha anche dovuto aiutare la Grecia e, in misura minore, il Portogallo, l’Irlanda e la Spagna. L’idea di dover ricominciare con l’Italia, che è molto più grande della Grecia, la trovano del tutto inaccettabile. Pure noi abbiamo messo mano al portafoglio per aiutare i paesi in difficoltà, ma non ne siamo consapevoli, anche perché su dossier scottanti come la Grecia ci siamo sempre nascosti dietro la Germania, facendo finta di voler essere più generosi. Talché oggi il premier Conte si permette di dire che, fosse stato per lui, la Grecia sarebbe stata trattata meglio. A parte il fatto che è ancora in tempo, ad esempio, per condonare qualche debito alla Grecia, forse Conte non ha letto che cosa hanno scritto M5S e Lega a proposito delle risorse che l’Italia ha messo nei due fondi salva stati (ESFS e ESM): chi li ha messi, a cominciare da Monti nel 2012, è un traditore della patria al soldo dell’Europa delle banche. Lo stesso diranno di noi i populisti che stanno a nord dell’Italia: temono che, non rispettando le regole di bilancio, l’Italia metta a rischio i loro soldi. La cosa triste è che i primi ad avere paura di una situazione del genere dovremmo essere noi italiani, ma questa è un’altra storia. Per ora limitiamoci a non farci illusioni su quello che potrà accadere dopo le elezioni europee.

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