Riemergono preoccupazioni sul debito

di Giampaolo Galli, Inpiù, 3 giugno 2021

Gli ammonimenti di Fmi, Commissione Ue e Bankitalia

Fino a qualche mese fa il paradigma dominante nei mercati finanziari era quello a cui, nel 2019, aveva dato dignità di alta teoria Olivier Blanchard, l’ex capo economista del Fondo Monetario: per vari motivi, tra cui l’idea che l’economia mondiale fosse entrata in una fase cosiddetta di “stagnazione secolare“, l’inflazione non era più un problema e i tassi d’interesse sarebbero rimasti bassi per un lungo periodo di tempo. La conseguenza era che non ci si dovesse preoccupare molto dei debiti pubblici. Se i tassi sono zero, l’onere del debito pubblico è zero quale che ne sia la dimensione. Questo paradigma ha avuto molto successo, anche perché ha messo molte economie ad alto debito al riparo da tensioni finanziarie. Ma ora sta cambiando. Negli Stati Uniti, per effetto del piano Biden da 2 trilioni di dollari, i corsi delle obbligazioni pubbliche hanno registrato un forte calo. L’inflazione nel primo trimestre, annualizzata, è salita al 7,5%. Larry Summers ha scritto in un editoriale sul Washington Post del 25 maggio che oggi il problema principale non è più la ripresa, che è in corso ed è vigorosa, ma è l’inflazione.

In Europa sta succedendo qualcosa di simile. In Germania, l’inflazione dei primi cinque mesi, annualizzata, è salita al 7,9% e la Bundesbank prevede per il 2021 una crescita dei prezzi al 4%. In Italia, l’inflazione dei primi 5 mesi annualizzata è salita al 3,6%. Le autorità monetarie e le organizzazioni internazionali stanno prendendo atto delle novità. Già a fine aprile il Fondo Monetario, per bocca del capo del Fiscal Affairs, ha messo in guardia i paesi ad alto debito, sottolineando due concetti. Il primo è che non è immaginabile che i tassi rimangano tanto bassi per tutto l’orizzonte temporale rilevante per la programmazione di bilancio. Il secondo è che bisogna prepararsi in anticipo perché quando i mercati girano non c’è più tempo per rimediare. Anche la Commissione Europea, nel suo parere di ieri sul nostro DEF, sottolinea che l’Italia è considerata un paese “a rischio elevato nel medio termine” per la sostenibilità del debito pubblico, ricorda con preoccupazione che durante la pandemia sono stati approvati aumenti di spesa permanenti per ben l’1% del Pil, raccomanda quindi di “perseguire una politica di bilancio volta a conseguire una condizione fiscale prudente nel medio termine e ad assicurare la sostenibilità del debito pubblico”. In questo quadro, Ignazio Visco, nelle sue Considerazioni del 31 maggio, ci ricorda che “abbiamo già compiuto in passato l’errore di affidare al debito il compito di finanziare aumenti strutturali della spesa pubblica” e ammonisce riguardo alla necessità di riequilibrare il bilancio in modo da conseguire un sia pur piccolo avanzo primario. Il paese è avvisato, anche se forse per ora non se n’è accorto.

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