LA BOLLETTA ELETTRICA E LA TRANSIZIONE ENERGETICA

di Giampaolo Galli, Inpiù, 15 settembre 2021

Il paradosso: per ridurre il costo per i consumatori si tagliano i finanziamenti alle rinnovabili

Non molti sanno che, silenziosamente, come è nel suo stile, il 30 giugno scorso il governo ha stanziato ben 1,2 miliardi per evitare aumenti eccessivi della bolletta elettrica. Si tratta di una cifra davvero considerevole, se si pensa che lo stanziamento copre solo il terzo trimestre dell’anno. Secondo il presidente di Arera, l’autorità che di regolazione del mercato elettrico, in assenza dell’intervento, l’energia elettrica sarebbe aumentata nel trimestre in corso, del 20%; l’intervento, che ha preso la forma di un taglio di vari oneri tra cui quelli per le rinnovabili, ha consentito di limitare l’aumento (per la famiglia tipo in tutela) al 9,9% rispetto al trimestre precedente. Il gas è aumentato del 15,3%. Il primo ottobre si ricomincia. Il Ministro Cingolani ha preannunciato aumenti nell’ordine del 40%, i ricercatori di Goldman Sachs dicono che le cose sono destinate a peggiorare ancora e le forze politiche, comprensibilmente, si preoccupano e chiedono un ulteriore intervento del governo. Le ragioni degli aumenti sono tante: la robusta ripresa economica dopo il crollo del 2020; un inverno particolarmente freddo in gran parte d’Europa che ha generato una caduta degli stoccaggi; la forte domanda da parte dei paesi asiatici che sembra abbia indotto la Russia a dirottare in quella direzione parte del gas destinato all’Europa (forse anche come forma di pressione per North Stream 2). Ma c’entrano un po’ anche le rinnovabili. Pare che le pale eoliche nel mare del Nord si siano fermate per mancanza di vento (ahi! le rinnovabili sono discontinue); il costo dei certificati ETS sono andati alle stelle, in vista delle decisioni sul Green Deal Europeo; qualcosa di simile succede in Usa, in attesa delle decisioni di Biden sulla transizione energetica.

Il paradosso è che i governi (forse non solo quello italiano) reagiscono tagliando quella parte della bolletta che serve a finanziare le rinnovabili. Insomma, la sola prospettiva della transizione energetica fa aumentare i prezzi delle fonti tradizionali, che è la cosa giusta per realizzare davvero la transizione. A questo i governi pensano bene di reagire riducendo il costo delle fonti tradizionali (che compongono la gran parte della bolletta elettrica) e per di più lo fanno tagliando i finanziamenti delle energie rinnovabili. E questo mentre tutti gli esperti e le organizzazioni internazionali dicono che i prezzi dell’energia devono aumentare. Cingolani ha ragione da vendere. Prima o poi, la transizione energetica deve uscire dai salotti (e anche dai centri studi) e diventare un’equazione costi/benefici di cui almeno i politici devono essere pienamente consapevoli.

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