Il monito FMI sul debito: con le tendenze attuali arriveremmo al 139% del Pil in un quinquiennio, di Giampaolo Galli, Inpiù, 26 aprile 2019

Stranamente, è passato quasi inosservato in Italia l’ultimo “Fiscal Monitor” del Fondo Monetario Internazionale. I media hanno ripreso l’usuale monito all’Italia, ma non hanno colto che per la prima volta il Rapporto contiene una proiezione in cui il debito pubblico non scende rispetto al Pil e nemmeno si stabilizza, ma continua a crescere per tutto l’orizzonte della previsione, fino al 139% nel 2024. La ragione principale è che il Fmi non crede che l’Italia abbia intenzione di effettuare il necessario aggiustamento dei conti pubblici. L’avanzo primario si avvicinerebbe rapidamente allo zero e il deficit salirebbe al 3,4% già l’anno prossimo e rimarrebbe in prossimità del 4% fino al 2024. Ovviamente, nessuno crede che nella prossima legge di bilancio il governo farà scattare le clausole IVA né che la spending review sarà in grado di reperire più di una frazione minuscola degli oltre 20 miliardi necessari. Quindi le misure espansive che sono state decise quest’anno, cui si aggiungono quelle annunciate per l’anno prossimo, finiranno per essere finanziate in deficit. E non c’è motivo di pensare che le coperture che non sono state trovate adesso verranno trovate negli anni prossimi, a meno di rivolgimenti politici del tutto imprevedibili. Sulla valutazione del Fondo, come di chiunque analizzi l’Italia, pesano le dichiarazioni di tanti esponenti politici di primo piano secondo cui il “governo del cambiamento” avrebbe il compito mettere fine ad una austerità, che, nella realtà, dopo la stretta del 2011-2012, non è mai esistita.

La conseguenza di questa politica di bilancio, assieme al sostanziale abbandono di riforme strutturali per la crescita, è che lo spread rimarrebbe elevato e la crescita si manterrebbe su livelli molto modesti, malgrado che lo scenario internazionale a medio termine ipotizzato dal Fondo per questo esercizio non sia particolarmente avverso. Ovviamente nessuno è in grado di dire come sarà l’economia fra 5 anni, ma il segnale è forte e chiaro: con tassi d’interessi più alti del tasso di crescita e un avanzo primario che si azzera, il nostro debito si sta avvitando e rischia di andare fuori controllo. Per ora, sui mercati sembra prevalere un atteggiamento di attesa, forse perché ha un certo credito l’ipotesi che dopo le elezioni europee, ci sarà una crisi di governo il cui sbocco potrebbe essere un governo di centro destra un po’ meno eterodosso ed eterogeneo di quello attuale. Ma i problemi di fondo dell’Italia sono ben presenti agli analisti finanziari di tutto il mondo e anche a molti giuristi. Nelle law school anglosassoni ci sono corsi sulla ristrutturazione dei debiti sovrani e l’ipotetico caso Italia sta diventando un oggetto di studio ormai abbastanza diffuso. Gli avvocati si stanno preparando: per loro si prospettano parcelle miliardarie, per noi italiani un futuro molto incerto.         26 aprile 2019, Inpiù, @giampaologalli

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