IL DETTO E IL NON DETTO DELLA LETTERA DI CONTE A JUNCKER, di Giampaolo Galli, Inpiù, 19 giugno 2019

La lettera di Conte alla Commissione sta diventando un vero e proprio thriller. Salvini è alla ricerca di un incidente, una sorta di incendio del Reichstag, per poter andare a elezioni a settembre trasformandole, per usare le sue parole, “in un referendum fra l’Europa delle élite, delle banche, della finanza, dell’immigrazione e del precariato e l’Europa dei popoli e del lavoro”. Già ha fatto molto in questo senso, facendo asse con la componente più antieuropea dell’amministrazione Trump, mettendo avanti il totem della flat tax come condizione per la prosecuzione del governo e consentendo ai suoi uomini di proporre i mini-bot nonché di usare frasi a dir poco ingiuriose (“mafiosi” e “ricattatori”) nei confronti dei vertici delle istituzioni europee. Conte sarà forse obbligato a dire la sciocchezza che è ora di porre fine al primato della finanza – come se la richiesta di mettere i conti in ordine non venisse dai governi degli altri paesi europei e dunque dalla politica. Sarà forse anche costretto a fare una blanda contestazione delle regole – anche se sa benissimo che non ha senso chiedere di cambiare le regole quando l’arbitro ti fischia un rigore.

Poi però dovrà portare qualche fatto concreto. Sul 2019, forse qualcosa di concreto c’è dal momento che, come ha detto all’assemblea di Assonime, il deficit potrebbe essere inferiore alla stima del 2,4%, per via dei prevedibili risparmi su Quota 100 e Reddito di Cittadinanza; entrambi erano stati stimati con un margine di prudenza nella legge di bilancio. Può anche annunciare che non utilizzerà i famosi 2 miliardi di spese che erano stati messi in quarantena a dicembre su richiesta della Commissione. Il buco nero riguarda il bilancio 2020. Qui Conte non potrà far altro che chiedere alla Commissione di giudicare sulla base della legge di bilancio, il che vuol dire rinviare tutto a ottobre. Accetterà la Commissione? La risposta è probabilmente positiva, perché la Commissione non vorrà correre il rischio che le sue azioni possano apparire come un fattore di aggravamento della già precaria condizione finanziaria dell’Italia; tanto più che gli orientamenti super espansivi della Bce stanno avendo un effetto calmieratore sullo spread. Se poi, durante l’estate, i mercati dovessero girare contro l’Italia, allora sarà facile – e anche giusto – darne la responsabilità a Salvini. In quel caso, la Commissione potrà tornare in gioco, ma questa volta nel ruolo del cavaliere bianco che cerca di salvare l’Italia dall’aggressione degli speculatori. Naturalmente, per fare tutto questo, Conte dovrà dire a Juncker cose molto diverse da quelle che saranno scritte nella lettera. @giampaologalli, Inpiù, 19 giugno 2019

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