Divergenza record fra il nostro debito e quello tedesco, InPiù, 15 aprile 2021

Secondo il FMI, la Germania il debito tedesco è solidamente avviato verso il 60%, mentre il nostro rimarrà attorno al 155%. Negli scenari post-covid, quali saranno le conseguenza politiche e finanziarie?

Un altro scostamento di bilancio e di ammontare davvero considerevole, 40 miliardi, sta per essere sottoposto all’approvazione del Parlamento. Si tratta di una scelta necessaria fino a che non si potranno riaprire tutte le attività in sicurezza.  Ma che cosa succede al debito pubblico? Secondo il Fiscal Monitor del Fondo Monetario Internazionale, reso noto pochi giorni fa, non solo il nostro debito cresce, ma – ciò che forse più preoccupa – aumentano le distanze rispetto alla Germania e agli altri paesi europei.  Già nel 2020, il deficit della Germania si è fermato a 4,4 % del Pil a fronte del 9,5% dell’Italia; quanto al debito, quello della Germania è salito solo al 69% del Pil, mentre quello dell’Italia è volato al 155,6%. Guardando avanti, secondo il FMI, la Germania arriverà vicina al pareggio già l’anno prossimo, mentre l’Italia avrà ancora un deficit del 5,5%; il debito tedesco sarà solidamente avviato verso il 60%, mentre il nostro rimarrà attorno ai valori di oggi.  Insomma, avremo uno spread di debito di quasi 100 punti di Pil. Né ci potrà essere di grande aiuto il fatto che la Francia, che pure nel 2020 ha fatto un deficit anche maggiore del nostro, nel 2022 avrà un debito al 114%. L’area dell’euro nel suo complesso, Italia inclusa, avrà un debito inferiore al 100%.

Non è chiaro come, a partire da una situazione del genere, si possano concordare nuove regole di bilancio uguali per tutti. Né, soprattutto, si capisce cosa potrà succedere quando l’inflazione tornerà a farsi sentire, come già oggi sta avvenendo negli Stati Uniti. Mario Draghi, Daniele Franco e la stessa Commissione Europea non dicono nulla. Il tema del debito è sparito dal dibattito pubblico, perché c’è la BCE che compra e l’Europa che ci viene in soccorso con il Recovery Plan. E domani? Forse oggi non c’è altra scelta possibile se non quella di ragionare con il disincantato cinismo di Rossella O’Hara in “Via col Vento”, dopo che aveva perso tutto per via della guerra e dei suoi stessi errori: domani è un altro giorno. 

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