I tassi d’interesse della BCE, confronti internazionali e con gli anni ’70

di Giampaolo Galli, Francesco Scinetti e Nicoletta Scutifero, Ocpi, 23 gennaio 2023.

Malgrado gli aumenti degli ultimi mesi (più 2,5 per cento da luglio 2022) la BCE rimane una delle banche centrali con i tassi di interesse nominali e reali più bassi al mondo. Quasi tutti i paesi avanzati (Norvegia, Australia, Corea del Sud, Regno Unito, Israele, Canada e Stati Uniti) hanno un’inflazione simile o più bassa di quella dell’Eurozona e tassi di policy più alti. Ciò testimonia la prudenza con cui fino ad ora si è mossa la BCE. Tuttavia, la lezione degli anni ’70 ci dice in modo inequivoco che le banche centrali non possono rimanere inerti di fronte ad un aumento dell’inflazione come quello che si sta registrando negli ultimi mesi. Il rischio dell’inerzia è che le aspettative inflazionistiche si radichino nei comportamenti degli operatori economici e che alla fine siano necessarie azioni antinflazionistiche più drastiche che causerebbero una recessione più profonda di quella che si sarebbe avuta con politiche più tempestive. L’indipendenza della banca centrale, una conquista degli ultimi decenni, certo non impedisce che gli economisti, i commentatori e anche i politici discutano dell’appropriatezza delle scelte della banca centrale. Le audizioni della BCE presso il Parlamento Europeo sono state concepite proprio per far sì che essa risponda delle proprie scelte. È però evidente che le esternazioni dei membri del governo devono essere particolarmente caute e non devono dar luogo al sospetto che si voglia sottomettere la BCE ai voleri di questo o quel governo.

La nota è stata ripresa da Repubblica in questo articolo del 21 gennaio 2023.

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