Rischio debito, ecco perché serve la crescita, di Giampaolo Galli, 22 aprile 2021, Il Riformista

Il nuovo scostamento di bilancio, per ben 40 miliardi, è probabilmente necessario per ristorare chi ha subito danni e soprattutto per evitare che un numero eccesivo di imprese esca dal mercato, producendo ferite nel tessuto produttivo che sarebbero poi davvero difficili da rimediare.

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Troppo piccole le nostre imprese “calabrone”, Inpiù, 23 marzo 2021

Se da anni cresciamo poco dipende anche dalla struttura del sistema produttivo.

Nei giorni scorsi la Banca d’Italia, in un’audizione di Alessio De Vincenzo, ci ha dato una pessima notizia. Negli ultimi anni le imprese italiane, quelle che sono sopravvissute alle crisi, hanno rafforzato la loro struttura patrimoniale, ma son rimaste piccole, il che, ci ricorda Banca d’Italia, riduce la possibilità di “migliorare la qualità delle prassi gestionali, di beneficiare appieno dei vantaggi connessi con l’adozione delle nuove tecnologie, di affrontare con efficacia le sfide della transizione ecologica, di investire in capitale umano”.  Da un quarto di secolo, – è bene sempre ricordarlo- l’Italia è il paese con la più bassa crescita al mondo (se si eccettuano paesi squassati da guerre civile o catastrofi naturali); il nostro pil procapite, prima del Covid, era uguale a quello di venti anni fa. Le ragioni di questa stagnazione sono molte e molto complesse, ma alla fine tutte le spiegazioni collassano sulla struttura delle imprese. La crescita non la porta la cicogna, diceva un antico slogan di Confindustria; la crescita la fanno le imprese. Vero.

Ma è vero anche il contrario. Se non c’è crescita, vuol dire che le imprese non funzionano. Tante piccole imprese italiane ci sembrano dei miracoli e forse lo sono. Inventano prodotti per nicchie di mercato piccolissime; combattono tutti i giorni una guerra per la sopravvivenza contro ostacoli burocratici di ogni tipo. Ma così non si può andare avanti a lungo. L’impresa padronale o famigliare è il calabrone che ha volato per tanto tempo, ma ora non ce la più. Queste imprese sono del tutto inadatte a vincere la concorrenza su mercati aperti nell’era della digitalizzazione e della trasformazione ecologica. Queste imprese continuano a cercare periti industriali, quando invece servirebbero fior di laureati per fare ricerca e anche per fare la gestione di realtà che non possono non essere molto complesse. Con il suo piglio aristocratico da ex direttore di McKinsey, Roger Abravanel nel suo ultimo libro dice che le nostre imprese sono semplicemente brutte. Forse dovremmo cominciare a usare il linguaggio giusto.

La crescita grande assente al tavolo dei negoziati per il nuovo governo.

Come ha scritto oggi Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera, il grande assente al tavolo dei negoziati per il governo è la crescita perché il deficit italiano è un deficit di crescita. I dati sono impressionanti.

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L’economia migliora, ma l’Italia rimane il paese con la crescita più bassa. Pil procapite nel 2017 (1995=100).

Come mostra la tabella qui sotto, l’Italia è il paese con la crescita più bassa fra tutti i paesi OCSE. Cresceva meno degli altri prima della crisi; fra il 2008 e il 2013 ha sperimenato una recessione  più lunga e  profonda di quasi tutti gli altri paesi. Grazie a un drappello di imprese esportatrici e anche alle politiche messe in atto in questi anni, nel 2014 l’Italia ha cominciato a riprendersi, ma la crescita rimane di circa un punto al di sotto di quella degli altri paesi dell’Eurozona.

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Il successo dei partiti anti sistema e il motore imballato dell’economia, con Lorenzo Codogno, il Sole 24Ore, 31 marzo 2018

L’Italia è un caso anomalo fra i paesi sviluppati perché da circa un quarto di secolo è il paese che registra i tassi di crescita più bassi. Quando un paese non cresce per un periodo di tempo così lungo, qualcuno migliora la propria condizione, ma molti altri la peggiorano. Di qui l’aumento dell’incidenza della povertà e l’elevata disoccupazione.

Il nesso fra la crisi economica e il successo dei partiti anti sistema non può essere meccanico, ma è evidente che questi stessi partiti hanno denunciato i tanti aspetti di una condizione sociale deteriorata e che questa è stata la chiave del loro successo.

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