TUTTA LA FLESSIBILITÀ POSSIBILE, La lettera del ministro Gualtieri alla UE sulla manovra di bilancio, di Giampaolo Galli, Inpiù, 25 ottobre 2019

Tutto si può dire meno che le regole europee non contemplino ampi margini di flessibilità e nella lettera di risposta alla Commissione Ue il ministro Gualtieri rivendica puntigliosamente il diritto di usarli tutti. Per il 2020 siamo quasi a 13 miliardi, mezza manovra. I conti di Gualtieri sono i seguenti: il deficit strutturale previsto per il 2020 peggiora di 0,1% del Pil, mentre dovrebbe migliorare di almeno 0,5%. Il deficit obiettivo 2020 dista quindi almeno di 0,6% di Pil dalla regola. Gualtieri fa quindi appello alle regole sulla flessibilità che dovrebbero consentire di sommare due componenti. Una prima componente è rappresentata da uno 0,2% per “unusual events”, ossia per gli investimenti, pubblici e privati, volti a mettere in sicurezza le nostre strade e i nostri ponti e a mitigare il rischio sismico e quello idrogeologico. La seconda componente, di 0,5%, è una sorta di errore standard che non si nega a nessuno in considerazione dei possibili margini di incertezza sull’insieme dei calcoli che sottostanno alle regole. I conti di Bruxelles sono un po’ meno favorevoli all’Italia: secondo la Commissione, dovremmo migliorare il deficit strutturale di almeno 0,6% perché, in base ai calcoli europei sull’output gap, l’Italia sarebbe in “normal times”, non in “bad times”, come invece sostiene Gualtieri. Se si applica dunque il criterio della Commissione, la deviazione è di 0,7%, ossia 13 miliardi. Nelle circostanze attuali, questo è il numero limite oltre il quale la deviazione viene definita “significativa” e dunque scatta l’allarme rosso, come avvenne l’anno scorso quando dal balcone di Palazzo Chigi fu annunciato il famoso obiettivo di 2,4%. Quest’anno ci stiamo ancora dentro, anche se per un soffio.

I paesi del Nord si lamentano e sostengono che in questi anni all’Italia è stata concessa troppa flessibilità per motivi politici. Non hanno tutti i torti: ogni anno arriviamo a un soffio dalla procedura d’infrazione, la Commissione abbozza e il debito pubblico non scende mai. È comunque evidente che nei prossimi mesi, se si aprirà un negoziato, le regole potranno essere cambiate in meglio, nel senso che potranno essere semplificate e rese meno procicliche, come chiedono in molti. Ma di certo, anche alla luce di ciò che è avvenuto con l’Italia, non verranno rese più accomodanti di come sono adesso.

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