Come fare una manovra espansiva, di Giampaolo Galli, Inpiù, 30 settembre 2019

A quanto sembra il governo fisserà l’obiettivo per il deficit 2020 attorno al 2,2%. Dato che probabilmente, a causa di 23 mld di IVA,  il tendenziale sarà attorno al 1,5%, ciò consentirà ai politici di dire che la manovra è espansiva per 13 miliardi. Ma ciò che conta dal punto di vista economico è il confronto con l’anno precedente e qui le cose cambiano. Se, come sembra, quest’anno il deficit si collocherà fra il 2 e il 2,2% del Pil, un obiettivo al 2,2% per il 2020 è solo moderatamente espansivo; forse sarebbe meglio dire che è all’incirca neutrale, stando quantomeno ai macro numeri. Chi si è sempre preoccupato della sostenibilità del debito pubblico non può che accogliere con sollievo il fatto che la manovra è all’incirca neutrale, malgrado il peggioramento in atto nella congiuntura italiana ed europea. Questo è quello che si può permettere l’Italia oggi.
Anzi, ci piacerebbe che l’ottimo Ministro Roberto Gualtieri, invece di giocare con i numeretti del tendenziale, trovasse il coraggio di dire una parola di verità su cosa sia una manovra davvero espansiva nell’Italia di oggi: l’unica manovra davvero espansiva consiste nel ridurre lo spread molto di più di quanto sia avvenuto fino adesso (copyright Enrico Morando). Sulla scadenza decennale, lo spread sta a 140 punti base rispetto alla Germania; si tratta di un grande passo avanti rispetto ai mesi scorsi, ma l’Italia rimane il paese europeo con lo spread più alto, dopo la Grecia. La Spagna sta a 70 punti base, il Portogallo a 76. Persino la Slovenia fa molto meglio di noi con uno spread a 72.  E poi non si capisce per quale motivo l’Italia non dovrebbe ambire ad avere uno spread analogo a quello della Francia, che sta a quota 30, come quasi tutti i paesi del centro e Nord Europa.  Ciò richiede un piano a medio termine per ridurre il debito; soprattutto richiede che il piano sia credibile, il che comporta ad esempio che non si faccia più ricorso alle famigerate clausole di salvaguardia su IVA e accise. Oggi il leitmotiv in Italia è che il paese sta riprendendo il suo ruolo in Europa. C’è del vero in questo, ma il ruolo dell’Italia sarà sempre di molto inferiore alle sue potenzialità fino a che i mercati valuteranno che il nostro debito è tanto più rischioso di quello degli altri paesi.

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