La letterina e il dilemma di Tria, di Giampaolo Galli, Inpiù, 29 maggio 2019

Dunque la famosa letterina è arrivata, a firma Dombrovskis e Mosovici. La Commissione ritiene che ci siano gli elementi per aprire una procedura di infrazione per debito eccessivo nei confronti dell’Italia perché il debito nel 2018 è cresciuto troppo.  Come risponderà Tria? La domanda è interessante perché ora si deve scegliere se adottare l’usuale tecnica difensiva, su cui i tecnici del tesoro sono super esperti, oppure andare all’attacco secondo la linea che ha impostato in questi giorni il vice premier Salvini. La linea difensiva consiste nel dire che la congiuntura è andata peggio del previsto per via di fattori esogeni, che le alienazioni previste di beni pubblici non sono state possibili perché il nuovo governo è entrato in carica solo a metà anno, che ci sono state calamità naturali di cui tenere conto ecc. ecc. La linea di attacco comporterebbe invece di dire ciò che Salvini sta dicendo in questi giorni e cioè che dopo anni di austerità e compressione della domanda interna è giunta l’ora di mettere più soldi nelle tasche degli italiani per far finalmente girare l’economia. E che per questa ragione non ha importanza se il debito sale o scende di una frazione percentuale; ciò che conta è rimettere in moto l’economia e poi i conti pubblici andranno a posto da sé. La prima parte di questa affermazione – che più domanda pubblica stimola l’economia –  è generalmente condivisa, ma la seconda parte non segue. Non ci credono gli economisti, che hanno tutti risposto negativamente ad un sondaggio fatto dall’Università di Chicago in cui si chiedeva se “una riduzione delle tasse può portare ad aumento del gettito fiscale e per questa via ad una riduzione del deficit”. E non ci credono le agenzie di rating e i mercati. Se dunque Tria accettasse di rispondere come vorrebbe Salvini si avrebbe un ulteriore aumento dello spread. C’è da augurarsi che il buon senso prevalga.  @giampaologalli  – Inpiù, 29 maggio 2019.

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