Spread sotto 250, ma non è scampato pericolo, di Giampaolo Galli, Inpiù, 28 gennaio 2019.

Le parole di Conte a Davos hanno allarmato i mercati

Da quando si è trovato l’accordo fra il governo e la Commissione Europea sulla manovra, lo spread con la Germania ha continuato a scendere e negli ultimi giorni si è collocato sotto 250. Scampato pericolo dunque? La risposta è no: il difficile deve ancora venire.

Sotto la calma apparente, cui contribuisce l’orientamento ancora espansivo della Bce, la brace dei mercati è ancora ardente per il fatto che l’accordo con la Commissione ha consentito di rinviare i problemi, ma non li ha risolti. L’aggiustamento strutturale per il 2019 è zero e per gli anni successivi è affidato a clausole di salvaguardia in assenza delle quali il deficit dell’Italia salirebbe al 3% anche nel caso in cui l’economia andasse come nelle previsioni ufficiali.

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Ma l’economia andrà peggio delle previsioni e dunque i mercati già oggi scontano che il rapporto debito/Pil è destinato a salire ulteriormente e che qualche altra banca si troverà in acque difficili. Inoltre agli investitori non sono passate inosservate le frasi sciagurate del premier Conte a Davos: per mettere al centro la parola “popolo” occorre abbandonare la “fiscal frugality” che ci ha obbligati a fare “a continuous belt-tightening”, per tenere la spese primarie al di sotto del gettito fiscale, il che ha frenato la crescita.

Insomma, tutti hanno capito che non sarà questo il governo che sistemerà i conti pubblici dell’Italia e, dato che il tempo stringe, molti si chiedono se una ristrutturazione del debito italiano non sia ormai inevitabile.

Arrivati a questo punto del ragionamento, l’investitore estero che è ancora interessato al nostro paese ci chiede se c’è qualche speranza. E, pur con un notevole sforzo e per amor patrio, rispondiamo che forse sì, una speranza c’è. Non è la caduta del governo seguita da nuove elezioni, che difficilmente cambierebbero lo scenario. La speranza, per quanto tenue, è una svolta analoga quella che fece Tsipras nel luglio 2015. E all’interlocutore che, giustamente, obietta che in Italia non c’è un leader del calibro di Tsipras proviamo a rispondere che in fondo i nostri governanti, messi alle strette dallo spread, una piccola svolta l’hanno già fatta quando hanno accettato, contro voglia, il compromesso con la Commissione. Ne dovranno fare un’altra, molto più corposa della precedente, e, purtroppo per gli italiani, per convincerli ci vorrà un’altra impennata dello spread, forse peggiore di quella dei mesi scorsi. Ma per quanto tempo si potrà andare avanti in questo modo? Alla lunga – ci dice il nostro interlocutore – con questo “muddling through” non reggerete.

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