La struttura della manovra non cambia, di Giampaolo Galli, Inpiù, 14 dicembre 2018

Moscovici ha dichiarato che l’Italia ha fatto un passo avanti, ma che lo sforzo ancora non basta. In effetti, non si capisce che cosa cambi di sostanziale nella manovra. Per quel che ne sappiamo, la riduzione da 2,4% a 2 (e qualcosa) viene ottenuta essenzialmente attraverso qualche rinvio. Il reddito di cittadinanza entrerebbe in vigore non gennaio, ma forse ad aprile – cosa che già sarebbe miracolosa- e le uscite per la cosiddetta quota 100 verrebbero ritardate con il sistema delle finestre. Queste misure non cambiano le tendenze di fondo della finanza pubblica e ovviamente non riducono il deficit nel 2020 e negli anni seguenti.

Le uniche voci che potrebbero essere strutturali – e in quanto tali essere prese in considerazione dalla Commissione – sono i 2,2 miliardi di euro che dovrebbero derivare da una nuova spending review.   A parte che non si capisce quali risparmi si possano immaginare adesso, nel giro di pochi giorni, che non si sia riusciti a concepire prima, il fatto è che la riduzione del deficit strutturale è solo di 0,12%. Quindi la deviazione dall’obiettivo strutturale che nelle stime della Commissione era di 1,4% (con un peggioramento di 0,8% nel 2019 rispetto al 2018 invece di un miglioramento di 0,6%) si riduce a 1,28%. Rimane una deviazione molto rilevante.

Si può capire che la Commissione voglia ammorbidire i toni e cerchi di evitare di contribuire a creare un problema sul mercato italiano. Ma non può che dire ciò che ha detto. Il punto vero è come reagiranno i mercati. Forse ci sarà qualche giorno (o qualche ora) di relativa tranquillità, ma dato che nella manovra nulla di sostanziale è cambiato rispetto a quando lo spread stava a 300, è probabile che nulla cambi anche per quello che riguarda lo spread. Speriamo vivamente di sbagliarci.

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