Banche, quanti rischi di populismo su Bcc e anatocismo – FIRSTonline, 11 aprile 2016

L’onorevole Giampaolo Galli (Pd) risponde ai rilievi sulla recente riforma delle Bcc, sulla way out e sull’anatocismo contenuti nella lettera a FIRSTonline del presidente della Commissione Industria del Senato, Massimo Mucchetti – “Non si può sottovalutare il fatto che il governo abbia adottato un provvedimento incredibilmente coraggioso e da lungo atteso in materia di banche e pensare di decidere in una torre d’avorio è sbagliato e illusorio”

Proseguo volentieri il dialogo con Massimo Mucchetti, soprattutto sulle questioni di ampia portata da lui affrontate nella lettera a FIRSTonline del 9 aprile. Sul tema specifico della way out per le Bcc, nel giro di pochi giorni scopriremo se la tassa del 20% sarà effettivamente proibitiva e quindi la norma inefficace. In questo caso, qualcuno avrebbe sbagliato i conti. Capita. Amen. Tanto rumore per nulla.

Il tema vero dell’articolo di Mucchetti emerge quando scrive: “Da un economista liberale come Galli mi sarei aspettato una parola sulla decisione dell’Unità di non pubblicare la mia lettera aperta al sottosegretario Lotti […]” Lettera che per questo motivo è finita sul Fatto Quotidiano e dalla quale questo dibattito ha avuto origine.

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Non entro nel merito delle decisioni della direzione dell’Unità le cui motivazioni non conosco. Da semplice lettore, credo che nessuno dubiti della bontà di Mucchetti come giornalista, ma questo non basta. Anche Travaglio e Sallusti – per citarne alcuni – sono indubbiamente giornalisti capaci, ma se li trovassi a scrivere sull’Unità, o addirittura, sul Corriere della Sera, mi chiederei se vale ancora la pena di comparare questi giornali.

Ovviamente Mucchetti non è Travaglio né Sallusti. Ma da un po’ di tempo, e con mia grandissima sorpresa, scrive cose che, pur con toni più urbani e sofisticati, richiamano alla mente questi signori. Il problema non sta nell’essere d’accordo o meno con certi provvedimenti del governo, anche se di Mucchetti si sente parlare solo quando non è d’accordo.

Il problema è che, con una certa frequenza, egli asseconda, peraltro con grande abilità, argomenti sostanzialmente populisti a proposito “del governo delle lobby” e dei conflitti di interesse. Questo genere letterario ha un indubbio successo in Italia e nel suo circo mediatico e giudiziario, ma a me pare che porti su una strada sbagliata e pericolosa, perchè tende a bloccare ogni chance di progresso economico, oltre ad essere terreno fertile per movimenti populisti.

Mucchetti conosce l’industria, la sua cultura, le sue logiche rigorose. Ma nell’articolone sul Fatto c’è, in nuce, sia la grammatica del linguaggio anti-industriale del M5S sia il ventilatore della macchina del fango su cui fanno leva populisti assai poco logici o rigorosi. Secondo tale grammatica, il merito di un provvedimento diventa secondario: in questo caso, poco importa che il governo abbia adottato un altro provvedimento incredibilmente coraggioso e da lungo atteso in materia di banche e che questo sia un passo importante per irrobustire la nostra economia. Importa invece, sorprendentemente, chi ha incontrato chi. Nello specifico, qui si legge che un sottosegretario avrebbe frequentazioni con una specifica banca. Al lettore non si dà la possibilità di pensare che magari il sottosegretario si sia preoccupato (absit iniuria!) dell’interesse generale, nè si dice che il provvedimento è stato approvato solo dopo una seria discussione in Commissione Finanze alla Camera, dove se ne sono occupate persone di grande equilibrio e competenza. Addirittura, si arriva a sibilare: “Caro Lotti…non voglio ora verificare se, in base al metro usato per Federica Guidi, esistano o meno tuoi conflitti di interesse…”. E più avanti: “ …la presidenza della Bcc di Cambiano darà notizia ai soci che, in caso di crisi…, la banca divenuta Spa verrebbe sottoposta a procedura coatta amministrativa…”. Non manca un avvertimento: “Quando sarà, la Vigilanza dirà la sua”.

Il passo è davvero breve fra quanto dice Mucchetti e l’argomento populista che questo governo (ma – viene il dubbio – qualunque governo!) avrebbe le mani sporche di petrolio e sarebbe munifico di regali ai banchieri. In questo clima, siamo arrivati all’assurdo per cui un parlamentare che incontra un imprenditore, un banchiere o un lobbista diventa un corrotto.

Caro Mucchetti, fermo restando il rispetto per la magistratura quando, a differenza che in questo caso, vi siano ipotesi di reato, questa deriva va fermamente contrastata, non assecondata. Va detto con chiarezza che il compito del parlamentare o di chi sta al governo non è quello di cacciare i lobbisti dal tempio, come vorrebbe il M5S. Suo compito è ascoltare i loro argomenti, che spesso sono quelli dei territori in cui il parlamentare è stato eletto, e poi esercitare indipendenza di giudizio. Decidere in una torre d’avorio è sbagliato, illusorio e molto pericoloso.

Non posso infine sottacere che nel parere sul decreto credito reso dalla Commissione Industria del Senato, di cui Mucchetti è Presidente, si chiede di eliminare un punto chiave dell’emendamento Boccadutri in materia di anatocismo. In sostanza, si chiede di tornare a vietare il tasso composto, anche per periodi superiori all’anno, il che renderebbe pressoché impraticabile l’affidamento in conto corrente, una forma vitale per le piccole imprese. Come è possibile? Cosa sta succedendo alla parte migliore e più colta di questo paese?

Qui l’articolo sul sito FIRSTonline

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