“Il paradosso dello sciopero contro le riforme” intervista di Ernesto Auci a Giampaolo Galli su FIRSTonline – 11/12/2014

“Il paradosso di chi sciopera contro la legge di stabilità e il Jobs Act, e in definitiva contro le riforme del governo Renzi, è quello di provocare un’austerità più feroce dell’attuale invocando l’uscita dall’euro o la ristrutturazione del debito pubblico” – No al catastrofismo di Grillo e della Lega.

Il ministro Padoan ha da un lato mandato un severo monito a quanti credono che l’aumento della spesa pubblica sfondando il limite del 3% di deficit, porti la ripresa dell’economia e dell’occupazione, ma dall’altro ha ricordato alla UE che l’Italia sta facendo importanti riforme perché ha capito che sono nel proprio interesse e quindi non c’è bisogno di ulteriori pressioni. Insomma siamo sulla strada giusta?“Io credo che Renzi, a differenza di tanti altri politici nostrani, voglia fare le cose giuste e che spinga per una rapida approvazione. Tuttavia le opposizioni sono formidabili in Parlamento e fuori.” Giampaolo Galli, deputato PD, economista e già direttore generale di Confindustria e di Abi, guarda con una certa preoccupazione alle lungaggini dell’iter legislativo italiano. In un certo senso – dice – capisco che l’Europa ci guardi con un po’ di preoccupazione dato che finora non siamo riusciti a portare a compimento molte riforme. In alcuni casi siamo a buon punto, ma le opposizioni di destra e di sinistra sono così agguerrite, pur senza avere delle concrete e praticabili proposte alternative, da far temere a tanti osservatori esterni che gli italiani non siano ben consapevoli delle vere cause della lunga crisi che stiamo vivendo, e non abbiamo la grinta necessaria per cercare di riprendersi un posto di prima fila nello scenario mondiale”.E peraltro contro la legge di stabilità ed il Jobs act è stato proclamato da Cgil ed Uil uno sciopero generale. Di fatto nelle piazze, così come nel referendum anti – euro, la proposta alternativa è quella di ristrutturare il nostro debito ( come chiesto dalla sinistra greca) o quella di uscire dall’Euro per poter tranquillamente stampare “tutte le lire che ci servono” come ha detto Grillo.“Questo è il vero paradosso delle opposizioni. Con quei sistemi la loro lotta all’austerità condurrebbe in breve tempo ad una austerità ancora più feroce di quella attuale da cui peraltro stiamo uscendo anche se con esasperante lentezza (pari a quella con la quale facciamo le riforme) . A differenza della Grecia il cui debito è per oltre il 70% nelle mani di istituzioni internazionali pubbliche, il nostro debito è posseduto da banche e risparmiatori italiani e per solo il 30% da istituzioni finanziarie internazionali private. Ristrutturare il debito vuol dire caricare le perdite sulle banche o sui risparmiatori privati che si vedrebbero decurtato il loro patrimonio di almeno il 40-50%. Ma non è finita. Per evitare il fallimento delle banche lo Stato dovrebbe destinare parte di quanto ricavato dal consolidamento per ricapitalizzarle. Quindi tutto il peso ricadrebbe sui risparmiatori e sulle aziende produttive con quale effetto sui consumi e sulla produzione si può immaginare. Poiché non si potranno più chiedere soldi in prestito al mercato l’austerity sarà feroce ammazzando la domanda interna e distruggendo le aziende”.

Capita spesso in politica che i programmi, una volta attuati, abbiano effetti diversi o contrari a quelli immaginati.

“C’è una sola frase che condivido del libro di Alberto Bagnai che auspica una uscita dall’Euro, ed è quella che dice che ” gli elettori non avranno pietà per i politici che decideranno l’uscita dall’Euro”. Perché tale decisione porterebbe infiniti lutti al popolo che si vorrebbe aiutare. Ma tutta questa agitazione porta conseguenze negative. Infatti non si riesca a restaurare la fiducia degli investitori verso il nostro paese, proprio perché si parla troppo, ed a sproposito, di ristrutturazione del debito o di uscita dall’Euro. Si può criticare ed incalzare il governo, ma un po’ di responsabilità nelle proposte alternative ci vorrebbe!”

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A proposito di proposte alternative la Uil ha fatto dei calcoli in base ai quali gli sgravi per i neoassunti a tempo indeterminato, sono superiori al costo del licenziamento. Per cui all’azienda converrebbe licenziare dopo un anno ed assumere un altro lavoratore.  

“Questa è una vera bestialità. Mera propaganda. La decontribuzione è un minor costo che serve per incentivare le aziende ad assumere con contratti a tempo indeterminato. Se uno assume non è che pensa poi di licenziare dopo un anno. In primo luogo la norma vale solo per il 2015. E poi le due grandezze (i contributi risparmiati e l’indennità di licenziamento) non sono confrontabili. Se uno licenzia vuol dire che le cose non sono andate bene, oppure che il lavoratore non si è mostrato all’altezza dei compiti affidategli.”

Però molti accusano la manovra del Governo per non essere stata abbastanza coraggiosa sul fronte dei tagli di spesa. Si poteva fare di più?

“Io conosco e stimo Cottarelli ed ho letto una sua intervista nella quale  giudicava i tagli della spesa fatti da Renzi importanti e coraggiosi. Del resto si vedono le opposizioni che suscitano tutti i tagli anche quelli più ragionevoli, perché dietro ogni spesa pubblica c’è sempre qualcuno che, talvolta in buona fede, ci campa. Più in generale credo che la cultura del paese sia su questo punto molto confusa. Da quello che vedo in Parlamento anche i rappresentanti dell’anti-politica si muovono nella stessa logica della vecchia politica e cioè, distribuire soldi pubblici a categorie ben precise di cittadini o di imprese, individuate secondo criteri decisi dai politici. Insomma il grillino Di Battista in questo si colloca su una linea di continuità con famosi esponenti della prima Repubblica come De Michelis”.

La cultura degli italiani non sembra in grado di apprezzare un vero ed incisivo progetto riformatore.

“Credo che possiamo uscire dalla crisi con un progetto riformatore che si compone di tutti i capitoli illustrati molto bene da Renzi. Bisogna stringere i tempi. Purtroppo non credo ci sia in Parlamento e fuori piena consapevolezza dei rischi che si corrono. Il Pd che è un grande partito strutturato e con una numerosa classe dirigente di valore deve assumersi la responsabilità di fare una forte azione (politica e legislativa) per evitare lo scenario catastrofico che viene prospettato al paese dall’irresponsabilità grillina e dall’avventurismo leghista.”

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