Varoufakis sull’Euro. Uscire sarebbe un disastro. Da un’intervista del 3-02-2016 a “Rifondazione Comunista”

Sul sito www.rifondazione.it  si trova un’intervista di Yanis Varoufakis che tocca fra gli altri il tema dell’uscita dall’euro.  L’intervista, del 3 febbraio 2016, definisce l’uscita dall’euro come un disastro non solo per la Grecia, ma per tutta l’Europa e anche per l’intera economia mondiale.  Il punto interessante è che questa valutazione viene da un personaggio che, come noto, non ha nessuna simpatia per l’euro e che nella sua esperienza come ministro delle finanze  è arrivato ad un passo dal dover gestire l’uscita del suo paese dalla moneta unica. Riportiamo di seguito la parte dell’intervista relativa all’euro.

Dunque è ora di sostenere un’uscita dall’euro? Ritornare a una moneta nazionale non darà almeno una migliore opportunità di accountability democratica?

Questa naturalmente è una battaglia che ho in corso con i miei compagni in Grecia. Sono cresciuto in un’economia capitalistica periferica piuttosto isolata, con una nostra moneta, la dracma, e un’economia con quote e dazi che impediva il libero flusso di merci e capitali. E posso garantirti che era una Grecia parecchio tetra; non era di certo un paradiso socialista. Dunque l’idea tornare allo Stato-nazione per creare una società migliore per me è sciocca e implausibile.

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Ora, io vorrei che non avessimo creato l’euro, vorrei che avessimo conservato le nostre monete nazionali. È vero che l’euro è stato un disastro. Ha creato un’unione monetaria progettata per fallire e che ha assicurato sofferenze indicibili ai popoli dell’Europa. Ma, detto questo, c’è differenza tra dire che non avremmo dovuto creare l’euro e dire che ora dovremmo uscirne. A causa di quella che in matematica chiamiamo isteresi. In altre parole uscire non ci riporterà a dove eravamo prima o a dove saremmo stati se non fossimo entrati.

Alcuni fanno l’esempio dell’Argentina, ma la Grecia non è nella situazione in cui era l’Argentina nel 2002. Non abbiamo una moneta da svalutare nei confronti dell’euro. Abbiamo l’euro! Uscire dall’euro significherebbe una nuova moneta, il che richiede quasi un anno da introdurre, per poi svalutarla.Ciò sarebbe lo stesso che se l’Argentina avesse annunciato una svalutazione con dodici mesi di anticipo. Sarebbe catastrofico, perché se si dà un simile preavviso agli investitori – o persino ai comuni cittadini – questi liquiderebbero tutto, si porterebbero via i soldi nel periodo che gli si è offerto in anticipo rispetto alla svalutazione, e nel paese non resterebbe nulla.

Anche se potessimo tornare collettivamente alle nostre monete nazionali in tutta l’eurozona, paesi come la Germania, la cui moneta è stata cancellata in conseguenza dell’euro, vedrebbero salire alle stelle i loro rapporti di cambio. Ciò significherebbe che la Germania, che al momento ha una bassa disoccupazione ma un’elevata percentuale di lavoratori poveri, vedrebbe tali lavoratori poveri diventare disoccupati poveri. E ciò si ripeterebbe dovunque in Europa orientale e centrale: in Olanda, Austria, Finlandia, in quelli che chiamo paesi in attivo. Mentre in luoghi come Italia, Portogallo e Spagna, e anche in Francia, ci sarebbe contemporaneamente una fortissima caduta dell’attività economica (a causa della crisi in paesi come la Germania) ed un forte aumento dell’inflazione (perché le nuove monete in quei paesi dovrebbero svalutare in misura molto considerevole, provocando il decollo dei prezzi all’importazione di petrolio, energia e merci fondamentali.

Dunque, se torniamo nel bozzolo dello Stato-nazione, avremo una linea di faglia lungo il fiume Reno e le Alpi.Tutte le economie ad est del Reno ed a nord delle Alpi finirebbero in depressione ed il resto dell’Europa sprofonderebbe in una stagflazione economica caratterizzata da elevata disoccupazione e inflazione.

Potrebbe addirittura scoppiare una nuova guerra; magari non si tratterebbe di una guerra vera e propria, ma le nazioni si scaglierebbero l’una contro l’altra. In un modo o nell’altro, l’Europa farebbe ancora una volta affondare l’economia mondiale. La Cina sarebbe devastata da questo e la fiacca ripresa statunitense svanirebbe. Avremo condannato il mondo intero ad almeno una generazione perduta. Eventi di questo tipo non vanno mai a vantaggio della sinistra. Saranno sempre gli ultranazionalisti, i razzisti, i fanatici ed i nazisti a trarne profitto.

Tratto da un’intervista pubblicata su  www.rifondazione.it

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