In Italia la corruzione vera è molto più bassa di quella percepita – con Antonio Misiani, FIRSTonline, 30 maggio 2016

Secondo l’Eurobarometro la stima delle vittime vere della corruzione colloca l’Italia al 2%, a fianco di Paesi come la Francia, la Spagna e l’Olanda e meglio di Irlanda e Austria – La vera realtà della corruzione nel nostro Paese è molto meno deprimente di quella diffusa dai media.

La nostra tesi è che gli indici comparativi sulla corruzione più comunemente utilizzati dai media ne misurano la percezione nei diversi paesi e possono essere assai distanti dalla realtà. Questa tesi è corroborata da due data set. Il primo è quello dell’indagine Eurobarometro 2014, commissionata dall’Unione Europea. Nella figura in pagina, sull’asse orizzontale vi è l’usuale misura della corruzione percepita, sull’asse verticale la corruzione sperimentata. La corruzione percepita è misurata attraverso la risposta alla domanda “quanta corruzione c’è nel tuo paese?”, simile a quella delle tante indagini che sono riassunte nel più noto degli indici esistenti, il CPI (Corruption Perception Index) di Transparency International. A questa domanda il 97% degli italiani risponde “molta” o “abbastanza”, a fronte del 76% della media UE (si veda la tabella QB5 a pag. T12 di Eurobarometro).

Come si vede, quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale hanno valori più bassi della corruzione percepita. Anche molti paesi dell’Europa ex-orientale si posizionano meglio dell’Italia. Le cose cambiano radicalmente, però, quando si passa alla corruzione sperimentata. La ricerca dell’Eurobarometro chiede se negli ultimi 12 mesi l’intervistato sia stato oggetto di richieste o aspettative di tangenti. La domanda è articolata su 15 settori che spaziano tra sanità, fisco, dogane, imprese private, politici, ecc. Aggregando le risposte, Eurobarometro ottiene una stima delle “vittime della corruzione”: con una percentuale di vittime pari al 2%, l’Italia si colloca a fianco di paesi come Francia, Spagna e Olanda e meglio di Irlanda e Austria nonché del dato medio UE (che è al 4%).

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Naturalmente, anche le risposte alle domande sull’esperienza diretta della corruzione possono essere distorte. Come hanno argomentato Aiello e altri su Lavoce.info, è possibile ad esempio che l’omertà cresca al crescere della corruzione. È interessante notare però che, come abbiamo visto, anche per Eurobarometro in Italia la percezione della corruzione è altissima. Il dato dell’Italia è superiore persino a quello della Romania, in cui però le “vittime” dichiarate della corruzione sono ben il 25% della popolazione. Più in generale, l’Italia risulta avere una percentuale di “vittime” molto più bassa di quanto ci si potrebbe aspettare interpolando linearmente i dati sulla percezione. Naturalmente non ha senso focalizzarsi su piccole differenze, che probabilmente non sono statisticamente significative. Ciò che ha senso è vedere che l’Italia si colloca nel gruppo dei paesi avanzati con corruzione sperimentata media o medio/bassa, a fronte di una percezione altissima, laddove i paesi dell’Europa centro-orientale mostrano una corruzione elevata sia nella percezione che nell’esperienza.

Il secondo data set è quello di Transparency International. I risultati sono sintetizzati nella figura riportata in questo link. Anche in questo caso sull’asse orizzontale troviamo l’indice CPI della corruzione percepita (espresso come “100-CPI” in modo che un valore più alto dell’indice indichi un valore più alto della corruzione percepita). Sull’asse verticale troviamo la corruzione sperimentata, ossia la percentuale di persone che rispondono “sì” alla domanda: “nel tuo paese ti è mai stata chiesta una tangente?” (si veda la risposta alla domanda Q12 dell’indagine Global Corruption Barometer 2013, sempre di Transparency International). Riguardo alla corruzione percepita, l’Italia si colloca dietro paesi come Emirati Arabi, Bhutan, Botswana, Rwanda, Namibia, Georgia, Arabia Saudita, Ungheria, Ghana, Romania e moltissimi altri. Si colloca invece in cima alla classifica per quanto riguarda la corruzione sperimentata. Anche in questo caso non è utile guardare a piccole differenze in base alle quali l’Italia starebbe un po’ meglio di paesi come Canada, Norvegia, Danimarca o Germania. Contano le grandi differenze che ci sono, anche qui, fra economie sviluppate e la generalità dei paesi emergenti o in via di sviluppo.

Questi dati mettono seriamente in discussione l’immagine assolutamente deprimente che emerge dagli indici di percezione. La nostra tesi, corroborata da un recente studio della Banca d’Italia, è che questi ultimi sono fortemente influenzati dal rilievo che alla corruzione danno i media, che a sua volta dipende da variabili quali la libertà di informazione, l’attività dei magistrati e le modalità con cui le indagini entrano nel gioco politico. Sarebbe bene prenderne atto e farlo capire a chi ci osserva dall’estero e deve decidere se investire nel nostro paese. Abbiamo tanti problemi, ma siano meno mal messi di come ci percepiamo.

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